Michael Ballé si è recentemente attardato sul tema della "formazione". Il suo intervento mi ha aiutato a completare una rappresentazione mentale della formazione a partire dalla cultura che la sorregge: ossia dai modi di pensarla, di concepirla.
Il termine "formazione", quindi, racchiude diverse intenzioni possibili, con associati diversi risultati: essa può essere inutile, oppure può essere la chiave dello sviluppo non solo dell'azienda, ma anche della propria carriera di manager.
Ogni manager dovrebbe quindi interrogarsi sul "livello" a partire dal quale si utilizza il termine "formazione" nella propria azienda, e soprattutto sul "livello" a partire dal quale egli la interpreta. Spero che le riflessioni che seguono possano essere utili in questa semplice (ma profonda) auto-diagnosi.