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Allenare le proprie competenze come un pro!

Come sviluppare le proprie competenze? Basta portare avanti il proprio lavoro? È necessario seguire dei corsi? Occorre leggere?

Certo tutto questo è fondamentale, ma fino a un certo punto. Chiedete ad un allenatore di calcio se, per diventare bravi giocatori, basta giocare molte ore: "Fino a un certo punto", dirà, "Sono forse inutili il tempo passato a sviluppare tecnica, fiato, tattica?"

Anche in questo campo, lo sport è molto avanti. Costante Girardengo, nel 1910, per allenarsi andava a lavorare in bici : casa - fabbrica - casa erano 50 chilometri al giorno. Ma da allora i metodi di allenamento hanno fatto molti passi avanti.

L’azienda (e, in generale, lo sviluppo delle competenze professionali), invece, sono al palo. Esistono metodi di allenamento delle competenze? E cosa dire delle VOSTRE competenze? Come ve ne occupate?

Il Lean Thinking, in fondo, è proprio questo: una metodologia per lo sviluppo delle competenze professionali. Gli strumenti Lean sono delle tecniche per inquadrare i problemi, e la risoluzione dei problemi implica sempre lo sviluppo di una competenza. Risolvere problemi ogni giorno equivale ad allenare ogni giorno la competenza dei collaboratori in modo strutturato. 

Questo è il vero motivo per cui è importante fare quotidianamente risoluzione di problemi. Il problem solving ha la stessa funzione che hanno, per una squadra di calcio, la ripetizione di specifiche situazioni di gioco e degli schemi per risolverle.

Ma cosa dire della dimensione individuale? Cosa dire delle VOSTRE competenze? Probabilmente lavorate per un’azienda che non promuove davvero la competenza dei collaboratori (quasi nessuna lo fa), oppure  forse avete obiettivi vostri, diversi da quelli dell’azienda. Cosa fate della vostra crescita personale?

Come nello sport, la crescita personale è prima di tutto un vostro obiettivo: nessuno lo farà per voi. Tre sono le tappe da percorrere. Sono complesse, qui sotto ne cito solo i “titoli”.    

  • Avere un obiettivo chiaro: “cosa voglio diventare?”

Questa è la questione fondamentale, che racchiude tutto: le proprie inclinazioni e i propri valori, il cosa e il come.

Ad esempio, io voglio diventare un “sensei lean”: un professionista che sta all’azienda come il lievito al pane. Qualcuno che abbia la competenza (quando ci sono le condizioni) di indirizzare l’evoluzione della cultura di un’azienda E ANCHE lo snellimento dei processi, in modo da moltiplicare fatturato, utili, benessere e salvaguardia dell’ambiente.

Come definire il proprio obiettivo? Quali sono i valori, le potenzialità, le specifiche esigenze da tenere presente per non sbagliar guerra? Rispondere a questa domanda è l’arrivo di un percorso complesso, profondo. Che richiede soltanto un ingrediente davvero fondamentale: la sete di scoprirlo. È questa che porterà ai maestri che aiuteranno a scoprirlo.

Per chi non conosce il porto di destinazione, nessun vento è favorevole.

  • Definire le competenze specifiche da costruire e una strategia per ogni competenza.

Per essere un “sensei lean”, ad esempio, è necessario essere un coach, un esperto di processi, per alcuni versi uno psicologo. Occorre anche un’ampia cultura (soprattutto aziendale), una certa pratica nella comunicazione e la capacità di spiegare con parole semplici ciò che si conosce (questo blog ha esattamente lo scopo di allenare questa mia competenza).

Identificare le competenze – base connesse al vostro obiettivo dipende da come lo interpretate, ma si cristallizza soprattutto attraverso il dialogo con persone che quell’obiettivo lo hanno raggiunto. Cosa devo saper fare? E come si correlano tra loro questi saper fare? Attraverso quale strategia allenarli E AL CONTEMPO svolgere anche il mio lavoro?

Questo passaggio richiede di riflettere su una strategia più ampia, che contempla le proprie esigenze di vita, la ricarica di energia, la cura di sé. Come pure il tetto implacabile delle 24h al giorno.

È un cielo stellato con alcune costellazioni di riferimento, senza cui la navigazione è impossibile.

  • Curare una rete di relazioni variegata.

Curare una rete di relazioni estesa NON è per incrementare una presunta capacità commerciale MA PIUTTOSTO per interagire con altri punti di vista, beneficiare di altre competenze, arricchire le occasioni di pratica (il risultato è che si incrementa la capacità commerciale). La connessione con gli altri è una fabbrica di ganci in mezzo al cielo, che ti arrivano e non sai perché.

Per anni non ritenevo necessario occuparmi di questo punto. Le mie opportunità si sono prosciugate come piante al sole, ma è bastato annaffiarle appena per farle tornare verdi. Ci vorrà tempo per dare loro vigore. Ma ora me ne occupo, ed è per allenare questa dimensione che organizzo un ciclo di conferenze gratuito ed aperto a tutti

In generale, secondo Michael Ballé, per sviluppare adeguatamente le proprie competenze ASSIEME alla propria rete, è necessario trascorrere 1/3 del proprio tempo con persone più brave di noi, 1/3 con persone della nostra competenza e 1/3 con persone meno brave di noi. Formare aiuta a chiarire le proprie idee, collaborare ci consente di scoprire gli angoli morti dei nostri ragionamenti, ascoltare un maestro permette di aggiustare le proprie rappresentazioni mentali e guardare più lontano. Può sembrare un consiglio da due soldi, ma la sua semplicità nasconde forti implicazioni nel modo di perseguire lo sviluppo delle proprie competenze.

 

È certo utile un allenatore, un maestro, per lo stesso motivo per cui anche i grandi campioni ne hanno uno. Alla fine, però, è soltanto una questione di aderire all’allenamento, che piova o che ci sia il sole. Ma attenzione!

Si dice infatti che allenare le proprie competenze sia solo (o soprattutto) una questione di forza di volontà. Questa affermazione è rischiosa, perché gonfia il proprio ego oltre il dovuto, e lo fa ritenere l’ago del proprio destino (o l’artefice della propria bilancia, come preferite). Certo, è necessaria forza di volontà, ma è soprattutto necessario alimentare il desiderio di diventare ciò che si vuol diventare, sentire la vulnerabilità di non riuscirvi, cercare e offrire supporto attorno a sé. La volontà è forte solo se un magnete più forte, di un altro livello, la attrae; altrimenti è solo rigida e può schiantare senza preavviso. Come un grosso legno tarlato.

Allora quale logica privilegiare? C'è uno spartiacque per deciderlo, e ve lo lascio in chiusura: è che il desiderio di sviluppare le vostre competenze vi sia non solo caro, ma almeno più caro di successo, soldi e potere. Se è il desiderio di successo, soldi e potere che alimenta lo sviluppo delle competenze, è invece la forza di volontà che dovete perseguire.

 

Photo by Bich Tran from Pexels